Si sprecano testi e dispense sulla descrizioni delle “abilità motorie” ma qualsiasi metodo che tenda a classificarle non può prescindere da quella che ne costituisce un concetto basilare in cui si sostiene che le abilità motorie non permettono altro che un individuo sia abile nel compiere un’azione con la massima sicurezza ed il minimo dispendio di energia.
L’ essere abili “costringe” all’intercorrelazione e il reciproco sviluppo di più fattori. L’evidenza dello sviluppo di tali capacità fa si che il soggetto coinvolto acquisisca sicurezza delle proprie capacità, ottimizzi la sua resa energetica e a volte riduca il tempo di movimento. In una frase sola “diventa più efficace a livello motorio”.
Questo significa ridurre o, come si dice nel gergo da campo, “pulire” da movimenti non voluti e non necessari alla prestazione.
Esaminiamo ora altri due concetti basilari legati all’abilità:
– la prestazione motoria, definibile come quell’azione volontaria influenzata da fattori quali la motivazione, la fatica e la condizione fisica;
– l’apprendimento motorio quel processo senso-motorio che sta alla base delle capacità di un individuo di eseguire un’azione motoria.
Il livello di apprendimento motorio migliora con l’esercizio. In tutti i casi (sportivi e non), l’inizio dell’apprendimento è caratterizzato dal tentativo, dell’esecutore, di farsi un’idea del movimento attraverso la risoluzione di un gran numero di problemi che coinvolgono la sfera dei processi cognitivi e verbali.
Quando ci si accinge ad apprendere un compito motorio, si attinge a quel “bagaglio” che racchiude la propria capacità motoria in modo che attraverso una continua connessione mente-corpo e a furia di provare e riprovare, il grado di perfezione gestuale migliorerà notevolmente evidenziando, attraverso l’affinamento dell’esecuzione stessa, l’avvenuto apprendimento neuro-motorio. Nell’esame e nella valutazione delle prestazioni motorie dobbiamo OBBLIGATORIAMENTE sempre tener conto delle differenze individuali nelle capacità stabili e durature.
Per “capacità STABILI E DURATURE” si intendono quei tratti che, nella maggior parte dei casi, sono geneticamente determinati, che sottendono l’esecuzione di abilità individuali (questa visione sta subendo delle modifiche attraverso le acquisizioni scientifiche ad opera dell’ Epigenetica). Queste capacità sono molto numerose e spaziano dall’acuità visiva, alla bipodalità, alle caratteristiche strettamente somatiche. Tutti gli individui possiedono lo stesso insieme di capacità ma differiscono per il grado di sviluppo di ognuna di esse.
E’ qui che nasce la differenza oggettiva tra le capacità, precedentemente definite, e le abilità intendendo con queste ultime la capacità di realizzare una prestazione che abbia un fine, con il minimo dispendio di tempo ed energia. Le abilità si sviluppano con l’esercizio, le capacità restano pressoché immutate. Le capacità, in ultima analisi, possono essere considerate come ”l’equipaggiamento” di serie con il quale ogni individuo viene al mondo.
Ovviamente disporre fisiologicamente di buone capacità ma non allenarle, non affinarle con l’esercizio, non porterà mai ad essere particolarmente abili. Quindi il livello di abilità raggiungibile da un individuo é direttamente proporzionale alle sue capacità, da ciò si deduce come queste ultime da sole non servono assolutamente ad incrementarle quanto a far si che si evidenzino al massimo livello soggettivo.
Per compiere un’azione motoria con successo, oltre alle sovradescritte qualità, è opportuno, inevitabilmente, sviluppare altre caratteristiche spesso anche riconducibili alla sfera propriamente intellettiva-analitica. Una buona analisi del compito, l’identificazione delle diverse componenti, la stima delle capacità che sottendono la prestazione, sono elementi determinanti nella realizzazione dell’obiettivo che ci si è prefissati.
Quanto esposto brevemente rappresenta solo un’analisi prettamente semantica delle abilità motorie. L’obiettivo è far si che lo studio ortodosso della classificazione di tali aspetti dell’umano possa essere affiancato, durante il lavoro su campo, da un’idea più prettamente pratica e reale dell’argomento trattato in modo che la si possa, con la dovuta attenzione, “cucire” sulle prestazioni dei nostri piccoli atleti.
Autore
De Martino Christian (Scienze Motorie, M.F.T., I.S.S.A.)