The return to sport after muscular injury of the “Hamstring”.  A Systemic Review.

Il ritorno allo sport dopo un infortunio muscolare del “Bicipite femorale”. Una revisione sistematica qualitativa.

Rosario D’Onofrio1, Mehul Padasala2, Nikos Apostolopoulos3, Jaymin Bhatt4, Luigi Febbrari5,  Bojan Bjelica6, Antonio Sicignano7, and Vincenzo Manzi8 .

A causa della complessità e della differenza delle lesioni muscolari negli atleti, il sistema di classificazione è ancora insufficientemente condiviso tra i medici. L’implementazione e la convalida prospettica di una classificazione delle lesioni muscolari e la valutazione del suo valore predittivo, per un ritorno ottimale allo sport , rimane l’obiettivo principale per i ricercatori. Diventa quindi essenziale analizzare e sintetizzare le attuali evidenze, presenti in letteratura, relative alla terminologia e al processo decisionale (Decision Making), e alla strutturazione del conseguente ritorno allo sport,  dopo un infortunio muscolare al bicipite femorale.

Dobbiamo evidenziare, come le lesioni muscolari sono riconosciute, come eventi dannosi, che si verificano frequentemente, nell’intera popolazione sportiva. La loro alta prevalenza è ben documentata nella letteratura internazionale. Costituiscono il 31% di tutti gli infortuni nel calcio d’élite. Purtroppo, dobbiamo anche evidenziare, come queste lesioni presentino un alto livello di recidiva. Questo dato, suggerisce che gli atleti tornino, probabilmente, alla piena attività competitiva, dopo un processo inadeguato di ritorno allo sport.

Possiamo affermare, quindi,  come le prove attuali, riguardo al Tempo necessario per tornare alla piena attività competitiva, è principalmente legata, alla mancanza di omogeneità strutturale, basata sull’evidenza delle terminologie, delle classificazioni dei programmi di riabilitazione.

Un consenso è stato raggiunto, per includere “l’atteggiamento positivo, psicologico di un giocatore (prontezza dell’atleta)” nella definizione di ritorno allo sport, poiché la prontezza mentale era considerata importante, per eliminare l’ansia e perché era percepito un atteggiamento mentale positivo, per ridurre il rischio di re-infortunio e per migliorare le prestazioni.

Resta corretto sottolineare come l’ansia sia, di fatto, uno stato affettivo, così generale e radicale, nell’uomo, che può essere considerato, non tanto un sintomo o una sindrome delimitata, ma, piuttosto, un modo di esistenza, i cui estremi entrano nel dominio della psicopatologia, a partire da sentimenti di aggressività, ansia, paura.

Il dizionario di psichiatria, pubblicato dalla American Psychiatric Association,  definisce l’ansia come uno stato di apprensione, tensione, disagio, che scaturisce dall’anticipazione di un pericolo, la cui origine è in gran parte sconosciuta o non riconosciuta. Originariamente intrapsichico, l’ansia si distingue dalla paura, che è la risposta emotiva a una minaccia o a un pericolo, coscientemente riconosciuto e solitamente esterno. È accompagnato da cambiamenti fisiologici simili a quelli della paura. Può essere considerato patologico quando è presente a un grado tale da interagire con l’efficienza della vita, il raggiungimento degli obiettivi, la soddisfazione desiderata e un ragionevole benessere emotivo. Le risposte di attivazione fisiologica che nello sportivo sono:  un aumento dello stato di tensione e rigidità muscolare, che influenzano negativamente l’attuazione del gesto, non più fluido e preciso, con, di conseguenza, un notevole aumento della possibilità di lesioni muscolari. L’importanza di avere strumenti, di investigazione e misurazione dell’ansia, sia per scopi psico-diagnostici, sia per verificare l’efficacia e i benefici della psicoterapia, è evidente. Per questo motivo, riteniamo sia utile proporre uno strumento psicometrico affidabile e valido, non eccessivamente complicato, facile da applicare e facilmente interpretabile. Il dispositivo in questione è lo “STAI (Stato – Trait Anxiety Inventory-Form Y)” (Allegato A in appendice).

Un atleta può essere fisicamente condizionato e pronto a tornare allo sport, ma se ha paura o è ansioso, per il suo infortunio, allora, forse, il processo dovrebbe essere prolungato.

Questa è una breve sintesi, in Italiano,  della pubblicazione, che puoi visionare, integralmente, al seguente link:

 http://oaji.net/articles/2019/1587-1556111791.pdf

 

Dott. Sicignano Antonio

Medico Psicoterapeuta

Specialista in Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana

Esperto in Psicologia dello Sport

Presidente comitato Campania SPOPSAM

credit immagine: running.gazzetta.it

 

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