Trasformare gli eventi negativi, in fonte di propulsiva energia
Psicologia della sport
Potrei parlarvi di complesse teorie, per arrivare a questo risultato, preferisco essere semplice e diretto.
Inizio, con il dire che non è ciò che ci accade a determinare gli eventi futuri. Quello che conta, è la cosa che si decide di fare, in relazione a quello che ci è successo.
Non sono i fatti che incidono sui nostri stati d’animo. Quello che è determinante, è la lettura che diamo agli episodi che incidono sulle nostre emozioni e, di conseguenza, le reazioni a tale interpretazioni.
Nello sport come nella vita, gli eventi non procedono secondo una linea retta, senza deviazioni e variazioni di pendenza. Ci sono le curve, le deviazioni, le salite, le discese. Non possiamo, sempre, controllare quello che accade, anche se ci piacerebbe farlo. Possiamo, invece, governare il senso che ad esso diamo.
Come esempio chiarificatore, a quanto detto, riporto quello che, all’epoca, ho letto su alcuni giornali. Mi riferisco, nello specifico, alla sconfitta di una primaria squadra di serie A, del campionato di calcio Italiano, al culmine della passata stagione agonistica, compromettendo le possibilità di tagliare il traguardo finale, per prima.
Ricordo, di aver letto che, nell’ambiente che circondava quel team, si affermava che la partita, fosse stata persa, la sera prima, in albergo, ancora prima che fosse stata giocata sul campo.
Ripeto, non so se le cose siano andate esattamente cosi, mi limito a decifrare, semplicemente, quello che i mas media, dell’epoca, riferivano.
Questo stato d’animo negativo, sempre secondo quanto riferito dagli organi di informazione sportiva, era legato, alla vittoria, di qualche ora prima, della diretta rivale al titolo finale.
Secondo la mia analisi di studioso di fenomeni che riguardano la psicologia dello sport e quelli della vita quotidiana, a tutto ciò c’è una spiegazione.
Come amo sempre ripetere, nulla avviene per caso e tutto è riconducibile ad una causa.
Quanto accaduto era stato reso possibile, perché, la squadra si era focalizzata su quanto non aveva, invece di volgere lo sguardo su quanto di prezioso aveva realizzato e che poteva utilizzare, per raggiungere traguardi unici.
Il problema, se cosi vogliamo chiamarlo, è che, spesso, siamo vincenti e non lo sappiamo.
Nello specifico, quella squadra, di cui prima, si era focalizzata sulla mancata possibilità, di superare, da subito, la sua diretta rivale, se avesse perso o pareggiato, essendo ad una sola lunghezza di distanza, nella classifica, ricevendone, in cambio, un contraccolpo psicologico. Invece, avrebbe dovuto convogliare le proprie energie, su quello che, già, aveva e che poteva permetterle di realizzare un sogno suo e dei propri supporter. In effetti, di concreto, aveva un solo punto che la separava dalla rivale. Questa doveva essere l’energia vitale, il propulsore di inaudita potenza, la marcia in più, che avrebbe dovuto dare una forza extra ai muscoli ed alla mente, che avrebbe dovuto permettere, come in una gara automobilistica di formula 1,di rimanere in pista, ben incollata alla scia di chi la precedeva, per essere pronta a sfruttarla, per il sorpasso decisivo, sul rettilineo di arrivo, per tagliare, per prima, il traguardo.
Gli esseri umani, come gli sportivi, non sono su questa terra, per essere, comodamente, seduti, su una comoda poltrona o panchina. La vita non regala nulla a nessuno. Essa richiede solo impegno, sacrificio e passione. Questa è l’unica fonte energetica che rende possibile che il sogno diventi realtà.
DOTT. SICIGNANO ANTONIO